Crt - Milano
LE PULLE – Operetta amorale
Tre fate senza volto, come tre bambole snodate, si animano in una danza muta e scomposta, con movimenti meccanici ripetuti spasmodicamente che le fanno cadere a terra e rialzare di continuo.
Oltre i separè di seta le pulle seguono i movimenti delle fate in un balletto sgraziato che via via si trasforma in gesti di offerta
del proprio corpo, sfidando il pubblico
con lo sguardo.

In Le Pulle – Operetta amorale Emma Dante svela quella parte di Palermo dimenticata ai margini. Le pulle, puttane in palermitano, sono i quattro travestiti e il trans protagonisti di questa narrazione poetica e brutale allo stesso tempo. Rievocando Shakespeare, la regista chiama Mab la levatrice delle fate alle quali sono affidati i sogni dei cinque personaggi alla ricerca della loro anima femminile.

Narrazione, musica e danza si intrecciano nei movimenti sincopati e ripetuti dell’operazione del travestirsi, dove tra nuvole di profumo, fard e rossetti prende il via un viaggio onirico che si scontra con scene dolorose di emarginazione e violenza.

Il sogno più irrealizzabile e ingenuo è quello di Stellina, che desidera sposarsi: il matrimonio sembra materializzarsi alle sue spalle, si sentono “missili e trombette”, sfilano torte e bomboniere tra le candide pulle vestite da sposa. Come spettri, però, dallo sfondo avanzano maschere, che lentamente si rivelano bambole gonfiabili, poi abbandonate sul pavimento di questa chiesa che tutti accoglie. Il discorso e la gioia di Stellina arrivano al culmine, trasformandosi in pianto. Le bambole si sgonfiano, mentre una fata cerca di rianimarle.
Sul palco rimane la sua danza silenziosa e piena di pietà, mentre le raccoglie ormai sgonfie e, girando su se stessa come in un carillon, le culla rattrappite.

Margherita Gurdulù

Autore | 18.3.2010 Share/Bookmark