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Roma | MAXXI | fino al 28 novembre
Luigi Moretti architetto
Il consigliere federale Didier Burkhalter ha partecipato all'inaugurazione della mostra dedicata a Luigi Moretti, architetto “romano” (1907-1975). Bruno Reichlin (Lucerna/Ticino) e Maristella Casciato sono i curatori di un mostra nata dalla collaborazione tra l'Accademia di architettura dell'Università della Svizzera italiana, l'Archivio del Moderno di Mendrisio, il MAXXI e l'Archivio Centrale dello Stato italiano. Moretti romano dunque: in effetti è nato nella capitale, la grande maggioranza delle sue realizzazioni sono ospitate nel Lazio e, soprattutto, si è ispirato alla classicità della Roma imperiale. Ispirazione assunta non in modo statico, a questo proposito basta solo enunciare il titolo della mostra: "Dal razionalismo all'informale". Il suo rapporto con il regime fascista, di convinta adesione persino negli anni della sanguinaria Repubblica Sociale, “rappresenta un problema”, sostiene Reichlin, il quale si affretta ad aggiungere “che però non inficia la qualità” dell’elaborazione morettiana, giudicata talentuosa e persino geniale da Pio Baldi, direttore del MAXXI. Scegliamo tre suoi progetti come emblematici: del 1936 l’Accademia di scherma del Foro Mussolini (oggi Foro Italico, che nella piazza d’ingresso esibisce ancora al presente un obelisco monolite di 17 metri con la dedica a Mussolini Dux); è del 1961 il quartiere residenziale Watergate a Washington (sì, proprio quello dove furono effettuate intercettazioni illegali che, a scandalo scoppiato, portarono alle dimissioni del presidente Nixon); infine risale al 1967 il progetto di santuario a Taghba sul lago di Tiberiade (edificio rimasto, per fortuna a mio avviso, sulla carta, anche se la prima pietra fu benedetta in Vaticano dal papa Paolo VI). La mostra rimane allestita fino al 28 novembre al Museo nazionale delle arti del XXI secolo, più noto semplicemente come MAXXI. L’edificio, opera di una archistar, nella fattispecie l’irachena Zaha Hadid, rappresenta, detto in estrema sintesi, una vera e propria festa degli occhi, visto da dentro e da fuori. Malgrado i molti pareri negativi, esso costituisce un forte polo di attrazione. E’ vero non è centrale, però è a cinque minuti a piedi dall’Auditorium (opera di Renzo Piano) e a dieci minuti dal Foro Italico. Rimane ancora da aggiungere che Roma si è dotata di altre due sedi prestigiose (solo parzialmente pronte, ma lo saranno entro fine anno) per l’arte moderna: Macro (da uno stabilimento della Birra Peroni), opera dell’archipunk francese Odile Decq, e Macro Future (dall’ex Mattatoio). Edifici che nel loro insieme contribuiscono ad inserire la capitale italiana nel grande circuito mondiale dell’arte contemporanea (da cui Milano rimane sostanzialmente ai margini, almeno per gli edifici museali moderni).
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Autore | 15.7.2010 |
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